“Imparare a vivere insieme sviluppando la conoscenza degli altri, della loro storia, delle loro tradizioni e della loro spiritualità. E a partire da questo, creare un spirito nuovo che.. spinga alla realizzazione di progetti comuni, o meglio, ad una gestione intelligente e pacifica degli inevitabili conflitti. È un’ utopia, si pensa, ma un’utopia necessaria, un’utopia vitale per uscire dal pericoloso ciclo alimentato dal cinismo o dalla rassegnazione”.
Ecco ciò che raccomandava il Rapporto della Commissione Internazionale sull’educazione per il 21esimo secolo dell’UNESCO, presieduta nel 1966 da Jacques Delors, ex Ministro francese delle Finanze e Presidente della Commissione Europea dal 1985 al 1994.
Due decenni più tardi, siamo ancora alla ricerca di quest’utopia: un’educazione creatrice e fondatrice di uno spirito nuovo. Come arrivarci?
L’articolo principale di questo numero del Corriere, concepito e realizzato da Mary de Sousa (Regno Unito), affronta questo tema da diversi punti di vista. L’educazione può essere davvero considerata uno strumento di cambiamento che possa realmente trasformare le vite? La risposta è sì se leggiamo la testimonianza di Kailash Satyarthi, premio Nobel per la Pace 2014, che ha strappato più di 85.000 bambini indiani dalla schiavitù, grazie all’educazione ed al reinserimento.
Cosa fare per evitare che le scuole siano prese di mira durante i conflitti? Forte della sua esperienza sul campo, il giornalista Brendan O’Malley (Regno Unito) fornisce dei suggerimenti. Si può insegnare la pace? Il metodo del Centro Nobel della pace a Oslo( Norvegia) è un esempio edificante. Formare alla cittadinanza mondiale? I programmi innovativi dell’Università di Harvard, elaborati sotto la supervisione dello specialista venezuelano Fernando M.Reimers, ne sono la prova.
La fuga di cervelli è una fatalità? Secondo lo specialista camerunense Luc Ngwé, è possibile rigirare la situazione a favore di tutti. Perché è essenziale che si debba ripristinare l’immagine delle scienze sociali e umane? Troviamo risposta nell’articolo di Jean Winand, professore all’Università di Liège (Belgio).
Il Centro per l’UNESCO di Torino, come di consueto, ha redatto una versione ridotta del Corriere UNESCO che include: copertina, la traduzione in italiano dell’editoriale, l’indice, le “Pubblicazioni” e i “Contributors” in lingua inglese.
La versione integrale del Corriere è scaricabile gratuitamente al link https://en.unesco.org/courier/2018-1 nelle 7 lingue ufficiali dell’Organizzazione (inglese, francese, spagnolo, russo, arabo, cinese e portoghese).
Versione ridotta del Corriere UNESCO gennaio-marzo 2018 (a cura del Centro per l’UNESCO di Torino)